lunedì 9 aprile 2012

Riflessi di scrittura 2012 - Era dall'età di dodici anni che non mi batteva il cuore per una telefonata

Era dall'età di dodici anni che non mi batteva il cuore per una telefonata.

Pronto?"
"Buonasera… ciao. Sono…"
"Lo so chi sei, c'è scritto sullo schermo. Comunque ti riconosco dalla voce."
"Ah." Deglutii. "Come va?"
"Senti, non per essere scortese, ma avrei un po' da fare adesso."
"Scusa, magari ti..."
"Aspetta. Ti do un minuto. Ce la fai?"
Ma guarda che arroganza. Un minuto, dopo mesi e mesi, pensai.
"…cinquanta secondi..."
"Io… non so da dove cominciare."
Sempre così. Mi preparavo un discorso brillante e convincente, ma appena sentivo la sua voce mi mettevo a balbettare.
"Ah, allora forse è davvero meglio che mi richiami. Respira, nel frattempo. Ciao."
"No!" Non mi sbattere la cornetta in faccia!, volevo urlare.
Ma mi accorsi di averlo detto davvero.
"Primo, siamo al cellulare, e la cornetta non c'è. A meno che il tuo non sia un modello molto vecchio. Secondo, non ti permettere di alzare la voce con me. Terzo…"
Ecco, ora mi insulta, e addio!
"…se è davvero così importante per te, avanti, ti ascolto."

“Ecco grazie, sai sono mesi e mesi che non ti fai sentire!”

Iniziava a crescere il terrore, dentro di me rimbombava una sola domanda mi avrà accettato?
“Ok hai ragione ma cosa avrei dovuto fare? E comunque sbrigati non ho molta voglia di stare al telefono con te, mi stai solo facendo perdere tempo.”
Perché mi parlava così, era pur sempre stato il mio migliore amico ed io avevo sofferto così tanto. Riuscivo a pensare solo a questo.
“Scusa ma credevo che era tempo di parlarne, sai prima di dire a tutti quello che mi succedeva ci sono voluti anni e tanta analisi, avevo paura che nessuno mi accettasse, avevo paura delle reazioni della mia famiglia, ma credevo che tu…”
Venni interrotto da un suo urlo.
“Cosa credevi, dimmi che cazzo credevi, siamo amici da anni e tu te ne sei uscito con una rivelazione del genere.”
Le prime lacrime incominciavano a scendere sul mio viso.
“Credevo che tu mi avresti accettato, credevo che mi saresti stato vicino in un momento così difficile della mia vita, quando io avevo bisogno di te tu non c’eri.”
Finalmente credevo di aver fatto bene a dirgli tutto.
“Sono troppe le domanda a cui non hai saputo rispondermi: quando te ne sei accorto di essere… bhe lo sai… Cosa ti ha spinto a dirlo proprio ora? Tu non hai risposto neanche a una di queste domande, cosa credi che io possa pensare adesso, solo che tu stia mentendo, ed io non ce la faccio ad accettarti.”
Starà dicendo sul serio? Fu la prima cosa che pensai.
“Mentendo? Ma tu lo credi veramente? Come avrei fatto a mentire su una cosa così seria e personale? Sei cambiato Roberto, da quando lo hai saputo ti comporti diversamente con me. Non riesci neanche a dire che sono gay. Non devi accettarmi, non voglio che le persone mi accettino, io sono sempre lo stesso, voglio solo che le persone non mi valutino per il mio orientamento sessuale.”
Le ultime parole le dissi singhiozzando, non riuscivo a sentirmi dire quelle cose da lui, le potevo accettare da qualsiasi altra persona ipocrita ma non dal mio migliore amico.
“Quindi mi stai dicendo che non l’hai fatto per moda?”
Ero indignato.
“Ma mi conosci sì o no? Come avrei potuto farlo per moda?”
“Ti ostini a non rispondere ad una semplicissima domanda Biagio, come non riesci a rispondere alle altre, ed è tutto questo che mi porta a pensare che stai solo cercando di metterti al centro dell’attenzione, o forse mi sbaglio? E poi ti sei sempre comportato normalmente con me non si vedeva che avessi una malattia del genere e che ti piacesse andare a letto con gli uomini!”
Iniziai a credere che forse tutto il percorso che avevo fatto per riuscire a parlare della mia omosessualità non fosse servito a nulla, io non meritavo quelle parole, lo sapevo benissimo, sapevo benissimo che la mia non era una malattia e neanche una questione sessuale, io amavo con tutto me stesso l’amore, semplicemente amavo amare un'altra persona, amavo vedere gli occhi di una persona che mi ama brillare di felicità perché in quel momento stiamo insieme e non abbiamo bisogno di nessun altro perché ci bastiamo. A quel punto riattaccai prendendomi così carico della responsabilità più grande: essere felice.

di  Buonamici Elisa dell’ITC Capriotti di San Benedetto del Tronto.
Racconto vincitore del premio della Giuria degli amici 

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