lunedì 8 dicembre 2003

Il bacio del pane di Carmine Abate





Giovedì 12 Dicembre 2013 ore 21,15

Auditorium comunale 
di San Benedetto del Tronto 

Carmine Abate 
presenta 
Il bacio del pane 
conversa con l' autore 
Filippo Massacci 



Il mare che si allontana, scintillante nella calura. La fiumara da risalire, gonfia di pietre luminose, i ruderi dei mulini, il bosco di lecci chiazzato del giallo delle ginestre e infine lo scroscio sempre più intenso: è così che Francesco e i suoi amici scoprono un'oasi di pace presso la cascata refrigerante del Giglietto, sopra il paese di Spillace, in Calabria. Il luglio è afoso, e i bagni nel laghetto, seguiti dai saporitissimi pranzi, sono il diversivo ideale per la piccola comitiva di ragazzi e ragazze nemmeno diciottenni, affamati di vita e di emozioni. Ma quel luogo incantevole cela un mistero: in uno dei mulini abbandonati Francesco e Marta incrociano gli occhi atterriti e insieme fieri di un vagabondo, che si comporta come un uomo braccato, cerca di allontanarli ed è addirittura armato. Ma la curiosità buona dei due ragazzi, gli sguardi leali scambiati nell'ombra, hanno la meglio: e presto l'uomo misterioso rivela qualcosa di sé, della ferita che lo ha condotto a nascondersi... Luglio, agosto, giorni in cui la vampa dell'estate si accompagna ai sapori dei fichi maturi, delle olive in salamoia, del pane preparato in casa con un rito affascinante, sul far del mattino. E poi settembre, l'estate che si va spegnendo, il ritorno alla scuola e alla vita usata, la maggiore età che si avvicina: e con essa la consapevolezza che l'incanto non è nulla senza il coraggio, senza l'impegno che ogni vita adulta richiede. Con freschezza e passione, Carmine Abate dà vita a un intenso romanzo di formazione che si svolge nel tempo di pochi mesi e insieme racconta il senso racchiuso in una vita intera. L'uomo "selvatico" del Giglietto sarà per i protagonisti il testimone più alto della dignità, del rifiuto della prepotenza, della solidarietà che rendono grande ogni esistenza, e restituiscono a ogni luogo la sua bellezza. Valori che si incarnano nel gesto antico e attuale di baciare il pane, per celebrarne il dono e il mistero.



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La mamma era orgogliosa del suo pane. Lo preparava con cura utilizzando farina di grano duro e pasta madre fermentata naturalmente. Era una delle poche donne del paese che ancora cuoceva il pane nel forno a legna come ai vecchi tempi e per questa sua passione veniva criticata pure dalle amiche, che non ne capivano la necessità, dato che a Spillace c'era un panificio; in compenso riceveva elogi sperticati dagli intenditori come me e mio padre. «Un pane da resuscitare i morti, non quella specie di spugna inodore che si compra nei supermercati» diceva mio padre, e queste parole le ripetei pure io, addentando a occhi chiusi una fetta ancora calda su cui avevo versato a zig-zag un filo d'olio d'oliva. «Alla faccia di chi ci vuole male» aggiunsi a bocca piena, «e non apprezza le cose buone.» «Le apprezza, eccome se le apprezza. Ma la pigrizia è più forte della volontà. E l'unico lievito che conoscono certe persone è quello dell'invidia, che le gonfia finché non scoppieranno come cicale alla . fine d'agosto.» La mamma rise compiaciuta delle sue battute. «Mangia, Francesco, mangia che cresci sanizzo. E stasera se torni presto ti preparo la pizza ai ciccioli che ti piace tanto.»
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Lo scirocco aveva allentato la morsa dell'afa dopo due settimane d'inferno, lasciando sulle strade e sui tetti delle case una patina di sabbia rossa del Sahara. Erano i primi giorni di agosto. Nel cielo senza rondini il sole sprigionava una luce biancastra che lo rendeva invisibile. Dalle finestre aperte si diffondeva l'odore dei peperoni fritti e nei giardini i fichi nivurelli maturavano a vista d'occhio.Era quella l'estate che amavamo, l'estate gonfia di caldo secco e di promesse. Si continuava a sudare, ma il sudore scivolava via con un bel tuffo in mare o una doccia fresca; di notte la brezza saliva dalla marina, si spandeva nella nostra piazzetta e indugiava su di noi carezzandoci il viso, i capelli e ogni lembo di pelle nuda.
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Ci avvicinammo alla riva e nell'acqua tornata limpidissima scorgemmo due trote grosse e tre o quattro più piccole. Nuotavano tranquille, per nulla turbate dalla presenza di Fortunè che ogni
tanto riprendeva ad abbaiare e a tuffarsi senza paura. Sentimmo la voce dei miei genitori: «Marta, Francì, venite che fra poco si parte». Diedi un ultimo sguardo alla cascata: l'acqua scrosciava furibonda e di sicuro gelida. «Ci vediamo alla prossima estate» urlai. Marta, picchiettandosi la tempia, disse a Fortunè che ero paccio come la cicala della nostra piazzetta. Poi dalla tovaglia raccolse l'unico pezzo di pane rimasto, gli diede un bacio, me lo fece baciare, lo appoggiò al muso di Fortunè e lo lanciò alle trote.


Carmine Abate è nato a Carfizzi (KR) il 24 ottobre 1954.  Ha studiato in Italia e si è laureato presso l'Università di Bari. Successivamente ha vissuto in Germania e, da oltre dieci anni, vive nel Trentino, dove esercita la professione di insegnante. Il suo primo libro di poesie risale al 1977: Nel labirinto della vita, (Juvenilia, Roma). Come narratore esordisce in Germania con la raccolta di racconti Den Koffer und weg!, (Neuer Malik, Kiel 1984);Lo stesso anno pubblica Die Germanesi, una ricerca empirica socio-antropologica sull'emigrazione svolta con Meike Behrmann (Campus, Frankfurt-New York 1984; ed it., I Germanesi, Pellegrini, Cosenza 1986, ristampata in nuova ed. da Ilisso Rubbettino nel 2006). Dirige la collana "Biblioteca Emigrazione" (Pellegrini Ed.) per la quale ha curato In questa terra altrove (1987), un'antologia di testi letterari di emigrati italiani. Successivamente ha pubblicato una raccolta di racconti Il muro dei muri da giugno 2006 in nuova edizione (Oscar Mondadori, pp. 210, euro 8.40) e nel 1991 è uscito il suo primo romanzo Il ballo tondo, attualmente alla terza edizione (Piccola biblioteca Oscar Mondadori, 2005), pubblicato in prima edizione da Marietti (Genova) e in seconda edizione da Fazi (Roma, 2000).  Nel 1996 pubblica un libro di poesie Terre di andata (Argo). Nel 1999 esce il romanzo  La moto di Scanderbeg (Fazi, Roma 1999; ed. tascabile 2001, Oscar 2008). Nel 2002 esce il romanzo Tra due mari (Mondadori, 2002, Oscar 2005) vincitore di numerosi prestigiosi premi. Nel 2004 esce il romanzo La festa del ritorno (Mondadori, 2004)  vincitore del "Premio Napoli", "Premio Selezione Campiello" e Premio Corrado Alvaro e di cui sono stati opzionati i diritti cinematografici. Nel 2006 pubblica il romanzo Il mosaico del tempo grande (Mondadori, 2006, Oscar 2007).  Nel 2008 scrive il romanzo Gli anni veloci (Mondadori, 2008), vincitore del Premio Tropea e attualmente alla terza edizione. Nel 2010 scrive il libro di racconti Vivere per addizione e altri viaggi (Piccola Biblioteca Oscar Mondadori) e la raccolta di poesie e proesie Terre di andata (Il Maestrale). Il suo capolavoro, che vince il premio Campiello 2012, è il romanzo La collina del vento (Mondadori, 2012). Nell'ottobre 2012 esce, Le stagioni di Hora (Mondadori) che comprende tre romanzi  - "Il ballo tondo", "La moto di Scanderbeg" e "Il mosaico del tempo grande". La sua ultima opera è Il bacio del Pane (Mondadori, 2013). I suoi libri, vincitori di numerosi premi, sono tradotti in Germania, Francia, Olanda, Grecia, Portogallo, Albania, Kosovo, USA e in corso di traduzione in arabo.




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